AMBIENTE E IMMUNITA’ – APPROCCI DIETETICI FINALIZZATI ALLA RIDUZIONE DELL’INFIAMMAZIONE: in tempo di covid pensiamo a ridurre l’infiammazione sistemica

La variabilità genetica da sola non può spiegare l’insorgere delle malattie croniche nell’adulto, da qui la necessità di indagare sempre di più la correlazione tra ambiente e DNA ha portato alla nascita di nuovi campi di studi chiamati epigenetica ed epigenomica.

Nell’ambito della nutrizione  queste due scienze studiano le interazioni tra nutrizione e fattori genetici, cosi da poter ottimizzare lo stato di salute del paziente attraverso una personalizzazione del piano alimentare (184).

A tal proposito l’IMMUNONUTRIZIONE è una branca della medicina che studia il rapporto diretto tra il cibo e il sistema immunitario. E’ noto che l’infiammazione è alla base della maggior parte delle condizioni di salute croniche tra cui sindrome metabolica, diabete di tipo 2 , cancro, malattie autoimmuni, malattie infiammatorie intestinali, declino cognitivo. A contribuire alla comparsa di uno stato infiammatorio cronico, spesso silente, vi è il tessuto adiposo viscerale, ormai considerato un organo, in quanto i suoi adipociti, coinvolti nei processi infiammatori, sono in grado di contribuire alla produzione di ormoni e citochine infiammatorie.  Nell’ottica di una riduzione dell’infiammazione sistemica, il primo passo è indubbiamente rivolto alla riduzione del grasso viscerale (203-204).

Un approccio dietetico può essere proinfiammatorio o prorisolutivo in base alla relazione ormonale che è in grado di scatenare. A questo proposito l’obiettivo del nutrizionista deve puntare a ridurre la probabilità e l’insorgenza di malattie croniche ed aumentare così l’ aspettativa di vita in buona salute, diminuendo l’infiammazione proveniente dalla matrice alimentare, intervenendo con strategie volte al calo ponderale per migliorare la composizione corporea.

Molti nutrienti, alimenti e modelli dietetici hanno dimostrato di modulare la risposta infiammatoria (dieta mediterranea, DASH dieta per ipertensione, restrizione calorica, dieta a basso contenuto in istamina).

I principali suggerimenti sono i seguenti:

CONSUMARE ABBONDANTI ALIMENTI DI ROIGINE VEGETALE (frutta, verdura e spezie): l’elevato consumo di fibre aiuta a controllare l’indice glicemico del pasto garantendo il giusto nutrimento alla microflora probiotica. L’azione antiinfiammatoria si esplica con la down – regulation di proteina C – reattiva, NF-kB, istamine e altre citochine.

I principali alimenti di origine vegetale con alto potere antiinfiammatorio sono: crucifere, cipolle, mirtilli, uva, ciliegie, pomodori, agrumi e melograno. Tra le erbe e le spezie: tè verde e neo, curcuma, cumino, aglio, zenzero, rosmarino, origano, anice, cannella, zafferano, salvia, alloro, prezzemolo, noce moscata, chiodi di garofano (211-212-213).

SEGUIRE UNA DIETA A BASSO INDICE GLICEMICO: un eccesso di zuccheri raffinati può avere un’azione proinfiammatoria, determinando l’aumento del glucosio nel sangue  con conseguente aumento dell’insulina e nel tempo l’aumento del grasso viscerale localizzato nella parte centrale dell’organismo, più a rischio nello sviluppare le patologie metaboliche. Questo non si verifica se consumiamo cereali integrali o non processati, alcuni tipi di frutta, patate dolci, zucca (214).

ASSUMERE FRUTTA SECCA OGNI GIORNO: per assicurare l’apporto di sostanze antiinfiammatorie e polifenoli, parliamo di semi di zucca, noci brasiliane, semi di girasole, mandorle, nocciole, sesamo.

MIGLIORARE LA QUALITA’ DEI GRASSI ED OLII:  aumentando il consumo di alimenti ricchi in omega 3 come il pesce azzurro, l’olio extra vergine di oliva, l’avocado. Riducendo i consumo degli alimenti processati industriali ricchi di omega 6 il cui eccesso porta all’infiammazione.

ASSUMERE CIBI PROBIOTICI: come il miso, i crauti, lo yogurt, il kefir, cicoria, banane, asparagi, aglio che forniscono fibre come l’inulina e i FOS in grado di nutrire il microbiota intestinale.

RIDURRE IL CONSUMO DI ALCOOL: il consumo elevato, soprattutto se prolungato, può aumentare la risposta infiammatoria (216)

 

Dott.ssa Roberta Pomina

Biologa nutrizionista

392.7936018

Dott.ssa Roberta Pomina – Biologa Nutrizionista a Como (bionutrizionistacomo.it)

BIBLIOGRAFIA

184. Pena-Romero A, Navas-Carrillo D, Marin F, Orenes-Pinero E. The future of nutrition: Nutrigenomicand nutrigenetics in obesity and cardiovascular diseases. Crit Rev Food Sci Nutr. 2017;58(17):3030-3041

203. Iddir M, Brito A, Dingeo G, et al. Strenghthening the Immune System and Reducing Inflammation and Oxidative Stress trough Diet and Nutrition: Considerations during the Covid – 19 Crisis. Nutrients. 2020;12(6):E1562

204. Calder PC. Immunonutritions. BMJ. 2003;327(7407):117-118

211. Aggarwal BB, Shishodia S. Suppression of the nuclear factor-kappaB actuvatiin pathway by spice-derived phytochemicals: reasoning for seasoning. Ann N Y Acad Sci. 2004;1030:434-441.

212. Jiang Y, Wu SH, Shu XO, et al. Cruciferous vegetable intake is inversely correlated with circulating levels of proiflammatory markers inwomen. J Acad Nutr diet. 2014;114(5):700-8.e2.

213. Habauzit V, Morand C. Evidence for a protective effect of polyphenols-containing foods on cardiovascular health: an update for clinicians. Ther Adv Chronic Dis. 2012;3(2):87-106

214. Neuhouser aML;Schwarz Y,Wang C, et al. A low-glycemic load diet reduces serum C-reactive protein and modestly increases adiponectin in overweight and obese adults. J Nutr. 2012;142(2):369-374

216. Miller AM, Horiguchi N; Jeong WI; Radaeva S, Gao B. Molecular mechanism of alcoholic liver disease: innate immunity and cytokines. Alcohol Clin Exp Res. 2011;35(5):787-793